sabato 11 febbraio 2012

I dilemmi del dialogo.

Il progamma degli impegni per oggi è estremamente casalingo: qualche mail da spedire, un paio di telefonate, rassettare la scrivania e, soprattutto, cucinare in modo da aver pronto il necessario per la prossima settimana.
Fino ad ora sono riuscito a sbrigare quasi tutto e sono entrato nella fase della cucina, nella quale la mia principale occupazione sarà vigilare i fuochi, per evitare un menù a base di sugo carbonizzato o minestra bruciacchiata.

L'obiettivo che mi sono preposto di raggiungere, durante le attese che si susseguiranno durante il pomeriggio, è riuscire a portare a compimento il dialogo che ho cominciato due giorni fa. A parte i problemi di registro linguistico che già mi si erano presentati (per essere totalmente coerenti con la tipologia dei personaggi, questi dovrebbero parlare come cavernicoli; ma l'idea di un eroico protagonista che, nell'arringare la folla, parli come un puffo usando dieci vocasboli in tutto, mi agghiaccia), si è aggiunto un dilemma riguardo al ritmo stesso del dialogo.
Da un lato, non vorrei correre il rischio che il lettore possa faticare a seguire il senso di uno scambio di battute troppo rapido; d'altro canto eviterei volentieri di portare ogni personaggio a spiegare ogni propria parola (tramite altro parlato, pensieri o voce fuori campo che sia), per non rischiare di rendere il tutto eccessivamente lento e quindi noioso.

Insomma, dopo aver allegramente ruscellato lungo la narrazione dell'ultima serie di eventi, mi sono imbattuto nella diga di una solerte famigliola di castori. Nella noiosa impresa di filtrare fin al lato opposto dell'ostacolo, mi sollazzo al pensiero della nuova discesa che troverò ad aspettarmi.

Stay Tuned

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