mercoledì 29 agosto 2012

Il 28 agosto è stato un gran giorno perché ...


... ho portato il dubbio nel cuore di un coniglietto pasquale ed interrotto (si spera in via definitiva) la carriera di un Twittatore compulsivo!
Andiamo con ordine. Ieri, come spesso accade tra il lunedì ed il mercoledì di ogni settimana, mi trovavo a Trieste e, come sempre accade quando mi trovo da quelle parti, mi stavo dedicando all'immancabile visita a Grom. Nel tentativo di fare il bravo mi sono limitato ad una coppetta media (con panna ovviamente) e fin dal momento in cui la simpatica signorina me l'ha consegnata avrei dovuto sospettare l'approssimarsi di un qualche evento eccezionale. Al disopra della coppetta, infatti, al posto della normale quantità di panna la simpaticissima ed amabile signorina aveva costruito una torre di babele bianca e spumosa, una decina di centimetri di gioia zuccherina!
Armato di quella mia personalissima versione della Genesi [11, 1-9] mi sono seduto fuori dalla gelateria e, temendo un subitaneo intervento di un dio offeso dall'arroganza umana, cucchiaiata dopo cucchiaiata mi sono dedicato al suo smantellamento. In fondo alla via pedonale, ad una ventina di metri di distanza, una fanciulla aveva chiari segni del fermento dell'attesa e camminava su e giù come una tigre in gabbia, ero più o meno a metà del mio sacro ufficio quando l'amica che stava aspettando, arrivata dal lato opposto della via, si è fermata ad un paio di passi di distanza da me e l'ha chiamata.
"Monicaaaa, hei Monicaaa, sono qui!"
La bionda fanciulla che rispondeva al nome di Monica è arrivata balzellon balzelloni dimostrando un contegno ed una vitalità da ragazzina benché dovesse avere più o meno venticinque anni. Raggiunta l'amica, dopo lo sbaciucchiamento di rito, si sono fermate a discorrere con aria allegra ed io, schiacciato dalla grandezza della mia missione, mi sono distratto lasciandole a loro stesse. Ero giunto alle fondamenta (ed iniziato ad assaggiare il gelato) quando uno scambio di battute più animato ha attirato la mia attenzione. Le due stavano ventilando l'ipotesi di prendere un gelato e si sono dirette verso l'ingresso di Grom quando l'elfa Monica ha detto:
"Si, ma niente discussioni, oggi offro io!" E proseguito saltellando come il coniglietto pasquale per scandire il ritmo di: "Perché ... Oggi ... E' il mio ... Compleanno!"
Pochi istanti più tardi sono sparite inghiottite dalla gelateria e dai clienti in fila e non si sono più viste per alcuni minuti, il tempo necessario affinché, pur satollo di panna, potessi finire la mia coppa, raccattare le mie carabattole e prepararmi per proseguire la mia giornata. Il destino a voluto che loro uscissero proprio mentre io stavo passando accanto alla porta ed a questo ha anche aggiunto uno strano attacco d'espansività da parte mia. Dimentico della mia mostruosa timidezza e intoccabile persino al fastidioso panico da palcoscenico che a tratti mi assale anche quando devo fare la mia ordinazione al bar, forte di una sfacciataggine da manuale, mentre ci incrociavamo ho salutato e ...
"Oilà, ciao Monica! Scusa ma sono di corsa, ci sentiamo presto. Ah, a proposito, tanti auguri!"
Se l'avessi percossa a colpi d'armadillo sarebbe stata meno stupita! Ha sgranato gli occhi cercando disperatamente di capire chi mai potessi essere e poi, con il sorriso più naturale che è riuscita a proporre: "Oh, grazie. Si, si, a presto. Ciao."
Nel momento in cui ho girato le spalle avevo un sorriso ebete in grado di concorrere alle olimpiadi ed anche se non ho potuto constatarlo direttamente, mi piace immaginare Monica & Co. con occhio sgranato e cicaleccio appena sussurrato intente in un frenetico scambio per cercare di capire chi mai potessi essere.

Ritemprato nel corpo e nello spirito mi sono gettato in una mattinata di commissioni fino al momento in cui non è giunto il momento di tornare all'auto per andare a fare il pieno (rigorosamente in Slovenia). Sulla via per il parcheggio mi sono trovato in coda ad un vero impiastro della viabilità pedonale, una creatura mitologica nata dalla fusione di dell'uomo e della macchina: un Twittatore Compulsivo!
Ora, parafrasando il pensiero dell'On. Nullazzo: "Se un'uomo di razza bianca caucasica interpreta il deambulare pedestre come un caotico succedersi di piccoli scatti seguiti da totale ed improvvisa immobilità e motiva il tutto con l'esigenza di fermarsi a leggere e/o a scrivere un qualche Tweet, perché il destino beffardo me lo piazza davanti in una via dove tra passanti e pacchi mi è impossibile superarlo?"

Stanco per la camminata sotto il sole, carico come un mitragliere degli alpini e già in difficoltà per il tentativo di evitare d'abbattere bimbi in senso di marcia opposto con i pacchi, mi sono trovato davanti questo genio della lampada che, senza nessun preavviso, di quando in quando si bloccava come uno stoccafisso e rischiava di venire travolto. Le prime due volte m'ha fregato e c'è stato un piccolo scontro, per educazione ho anche chiesto scusa senza ottenere nessuna risposta, poi ci ho fatto più attenzione e per altre due o tre volte, con numeri da circo, sono riuscito a fermarmi in tempo od a schivarlo fino ad un piccolo slargo dove sono riuscito a sorpassarlo.

Scioccamente mi sono felicitato troppo presto e per festeggiare ho rallentato per osservare la gioviale cameriera di un bar, una vera gioia per gli occhi, il cui costo è stato però l'essere di nuovo sopravanzato dal Twittatore Compulsivo. All'ennesima frenata immotivata, colto da un rigurgito di disappunto, ho provato a esplicare il mio punto di vista con un: "Può fare un po' d'attenzione per cortesia?" ed ho ricevuto in risposta una sorta di grugnito infastidito. Questa sua educatissima reazione ha trasformato l'insinuante sussurrare dei miei cattivi pensieri in una fanfara con nani e ballerine.

Dieci passi più tardi l'equilibrio karmico è stato ristabilito: l'uomo bianco caucasico si è fermato per l'ennesima volta, come sempre senza alcun preavviso, ma questa volta io non ho fatto nemmeno il gesto di rallentare e con un vantaggio di dieci centimetri, venti chili, una tracolla e due borse, gli sono praticamente passato sopra. Come piccola raffinatezza ho anche aggiunto una mezza rotazione del busto in modo da centrarlo in mezzo alla schiena con una spallata, il gesto unito alla leggera differenza di massa lo ha spedito verso la parete dove s'è spiaccicato come una mosca. Nell'urto il cellulare gli è scivolato dalle mani, è rimbalzato sul muro, ha volato a parabola ed è ricaduto due passi più avanti cadendo di spigolo ed esplodendo in una fantastica pioggia di pezzetti, un bellissimo I-phone bianco trasformato in un mucchietto si silicio buono per il riciclo.

Un passetto, un secondo passo allungato a scavalcare il cimitero tecnologico ed uno sguardo alle spalle tanto per assicurarmi che il giovine non avesse intenzione di attaccar briga. Era troppo stupito per avere la prontezza di prendersela con me ed anche se un'occhiata me l'ha lanciata sospetto che la differenza di mole (e la mia espressione truce da: "Vuoi fare la fine del cellulare? Non hai che da chiedere.") l'abbia dissuaso. Appagata la mia natura veterotestamentaria e libero dell'ingombro di quella piaga della viabilità pedonale, ho proseguito per la mia via illuminato da una nuova alba d'ottimismo.

Stay Tuned.

martedì 28 agosto 2012

Cuore di mamma.

La settimana scorsa stavo bighellonando in un negozio di vestiti e mi è capitato di ascoltare un breve scambio di battute tra una cliente ed una commessa. Mi scuso fin d'ora per i miei strafalcioni nella trascrizione dal triestino parlato ed invito chiunque possa fornirne una versione più corretta a farmelo sapere.

Le due donne, entrambe sulla cinquantina, hanno intessuto il loro dialogo attraverso l'intero negozio e quando sono giunte abbastanza vicine perché potessi udire la commessa stava dicendo: "Se gà sposà 'sto fio o no?La cliente ha sospirato e socchiuso gli occhi in un'espressione sconsolata, non c'è stato bisogno che aggiungesse altro. Unitasi al cordoglio della madre con figlio zitello la commessa ha cercato uno spiraglio d'ottimismo. "Nol gà neanche una morosa?".

L'espressione sconsolata sul volto della madre si è fatta più intensa e complessa con l'arrivo di una strana mescolanza tra titubanza e trepidazione. Ha ripetuto il sospiro e rilanciato con un cenno di negazione ma era evidente che ci fosse qualche cosa di più, qualche pensiero a cui intendeva dare sfogo senza però essere ancora certa di volerlo fare. Le prime parole sono state liberatorie come il fischio di una cuccuma sul fuoco. "El gà un caratere che ..." Si è fermata, l'incertezza stava per vincere la battaglia, ma ormai il sasso era stato lanciato e non poteva più nascondere la mano. Un bel respiro per farsi coraggio e: "... che no ghe auguro a nissuna donna!" Dar sfogo a quel pensiero dev'essere stato veramente liberatorio perché sul finire è riuscita ad arrivare ad una chiara nota d'ironia e l'ha accompagnata con un sorrisetto da bimbetta lieta della propria marachella.

Cuore di mamma, sempre lieta di poter parlare del suo bambino e restia a spennellarlo di cacca ... ma quando ci vuole, ci vuole.

Stay Tuned

giovedì 16 agosto 2012

Tirando le somme.


In barba ai buoni propositi dell’inizio del mese la scrittura sta andando a rilento.
Nei primi quindici giorni di agosto sono riuscito a produrre venti pagine, ovvero il 50% in meno rispetto alle 30 che mi avrebbero mantenuto in media per l’obiettivo.
In parte si tratta ancora della mia sovrannaturale capacità di perdere tempo in boiate, gran aiuto in questo me lo sta danto Twitter, ma mi rendo conto di avere difficoltà a scrivere, difficoltà nel concentrarmi e nel “vedere” quel che devo descrivere. Dopo aver tanto sentito parlare del blocco dello scrittore posso affermare di aver scoperto come sia il freno a mano dello scrittore.
Spero duri poco e si levi dai piedi il prima possibile.
Stay Tuned.

sabato 11 agosto 2012

Ordini di grandezza.


Me ne andavo bel bello lungo un argine masticandogli ultimi acini di un raspo d’uva ed in senso opposto, dritta verso di me, veniva una vecchina accompagnata dal suo piccolo cagnetto. A turbare la pace di quel momento è arrivata a gamba tesa la buccia di un acino, spessa come una suola di stivale ed altrettanto dura. Dopo un paio di colpetti di tosse sono riuscito a far fallire il suo piano di strozzarmi e mi sono sporto verso l’argine sputandolanel bel mezzo di un cespuglio di rovi.
La simpatica vecchina, ormai giunta a pochi passi di distanza, si è fermata a squadrarmi con un’espressione a metà tra il disgusto e la ferocia. Occhietti piccoli, dita ossute e sul viso rugoso la grinta di una SS rediviva.
Insomma, giovanotto, le pare il caso?” Ha chiosato.
Ora, in linea generale non me la sento di darle torto, sputare per terra non è un’attività particolarmente raffinata o corretta, ma una simile aria di sufficienza per un poverello appena sopravvissuto al soffocamento che seppelliva il cadavere del suo nemico mortale tra dei rovi mi è parsa un’esagerazione. Il destino mi è corso in aiuto e, mentre cercavo una buona risposta, il microscopico cane della vecchina ha innondato il marciapiedi con una merdina grande un terzo di lui.
Insomma, signora, le pare il caso?” Ogni tanto poter fare il verso mi rende veramente fiero di mè.
Imbarazzata ma non sconfitta, la vecchina ha incassato il colpo ed è tornata all’attacco. “E’ solo un cane poverino. Un uomo dovrebbe dimostrare più rispetto.
Certo signora, ha ragione. Ed infatti io ora aspetto che l’uomo all’altro capo del guinzaglio pulisca il marciapidi dalla scultura neo realista del cane.
A questo punto la vecchina si è resa conto che tirava brutta aria ed è ripartita con passo di marcia verso l’infinito. Non ho saputo resistere alla tentazione di infierire …
Faccia pure con calma, io l’aspetto qui. Sa, per assicurarmi che nessuno gliela possa portar via.
Sono passate alcune ore, sono andato a buttare dell’immondizia e la scultura neo realista è ancora al suo posto, già ghigno al pensiero di poter reincrociare la vecchina ed il suo cagnolino da queste parti.
Stay Tuned.

Warning: Hot Content!


Alla fine dello scorso anno mi ero prefisso alcuni obbiettivi da raggiungere durante il duemiladodici, una serie di buoni propositi a cui ho cercato di attenermi quanto più rigidamente mi è stato possibile vista la resistenza passiva del mio io fancazzista. Non starò a farvi tutto l’elenco, la maggior parte di questi propositi non avrebbe molto senso nel contesto, non sarebbe per voi di grande interesse e poi, diciamocelo, sono anche un po’ faccende mie. Perché possiate apprezzare quanto segue vi sono due di questi obbiettivi di cui devo rendervi partecipi:
1. Riprendere con le passeggiate non appena le ginocchia me lo avessero concesso;
2. Sfruttare il periodo soleggiato per abbandonare la mia abituale colorazione cadaverica.
Ora, poiché poche cose mi annoiano come lo star sdraiato al sole come una balena spiaggiata, il mio pensiero è stato quello di unire l’utile al dilettevole e di organizzarmi delle passeggiate abbronzanti. Trovare dei percorsi abbastanza lontani dall’umanità da chetare la mia pudicizia non è stato difficile: pochi si avventurano lungo la laguna e tra i campi battuti dal sole e per la maggior parte si tratta di agricoltori locali con cui ogni interazione sociale si limita ad un cenno di saluto o poco più. Un po’ più complesso è stato il riuscire a vincere l’indolenza, ma in una settimana l’uscita mattutina era divenuta un’abitudine e si era creata una nuova routine mattutina che contemplava una gitarella pedestre tra i cinque e gli otto chilometri. Non ricordo chi abbia detto che l’abitudine può essere il peggiore dei nostri nemici od il migliore dei nostri servi, ma sono fermamente convinto che la sapesse assai lunga sulla natura umana. Tra corsa e camminata il giretto dura poco più di un’ora e mi fa rosolare al sole del mattino in modo abbastanza regolare su ogni lato, considerando che è da maggio che lo faccio quasi tutti i giorni ho accumulato grosso modo un centinaio d’ore di sole e posso dire di aver soddisfatto il mio buon proposito visto che da almeno una quindicina di anni non sono stato tanto abbronzato.
Otto chilometri al giorno ed un’abbronzatura smagliante, cosa mai avrei potuto chiedere d’altro ad un piano tanto perfetto se non un imprevisto in grado di rendere il tutto più divertente?
Per quanto si ponga attenzione alla scelta del percorso e ci si industri per far arrivare il sole equamente da tutti i lati è molto complesso riuscire a convincerlo ad arrivare dal basso quindi, dopo qualche giorno, ho cominciato a distinguere una linea pallida all’altezza della vita, la dove la ciccia ballonzola felice. Poco male, mi sono detto, in fondo non si trattava che di un alzarsi di qualche centimetro della zona rimasta chiara perché coperta dai pantaloncini. Subito dopo mi sono accorto della presenza di due mezze lune di pallore in corrispondenza del sottotetta, due zone rese ancor più candide dal confronto con la pelle scura che le circondava.
Il meglio è arrivato quando mi sono guardato i piedi. Già, perché abbronzarsi camminando è molto meno noioso, ma il coprire le estremità con scarpe e calze non le rende molto ricettive e se l’uomo con il calzino bianco è l’archetipo della mancanza di sex appeal, che dire di un genio del male che il calzino bianco non ha nemmeno bisogno di indossarlo per ottenere il medesimo effetto?
Ai posteri l’ardua sentenza!
Stay Tuned!

domenica 5 agosto 2012

Wordpress presenta: "Meno di cento ..."

Un gioiUoso concorso sulla versione Wordpress del blog.
Visitare per credere. Qui!

Il perché di un nome, un nome un perché.


Siori e Siore state per assistere ad un evento tanto importante da oscurare ogni altra sciocchezza accaduta nel 2012, olimpiadi comprese. In quanto seguirà avrete il piacere, l'onore ed il privilegio di sapere in anteprima quali motivazioni siano state alla base della scelta del mio pseudonimo da scrittore di fama internazionale!

Nel momento in cui ho maturato l'idea di scrivere utilizzando uno pseudonimo mi sono scontrato con la necessità di sceglierne uno che soddisfacesse tanto il mio senso logico quanto quello estetico, compito non facile visto quanto riesco ad essere fastidioso quando si tratta di dover compiere una scelta tra un numero d'opzioni potenzialmente infinito. Visto l'ambito in cui il nome sarebbe stato utilizzato mi sono subito orientato verso "Cantastorie" e tutte le sue possibili varianti in lingua italiana. Narratore, favolista, menestrello, cantore, romanziere, trovatore, sia lode alla lingua italiana ed alla magnificenza della sua complessità! Mi sono trovato davanti ad un lungo elenco di possibilità senza però vederne nessuna di mio gusto.

Dopo aver vagliato il gran numero di opzioni offerte dall'italiano, più che corrette a livello logico ma scadenti nel soddisfare l'aspetto estetico, mi sono dovuto arrendere all'idea di andare a pescare qualche cosa dall'inglese. Considerando la mia ben scarsa esterofilia ho iniziato la ricerca con sospetto e scartato le prime ipotesi senza nemmeno prenderle in considerazione, questo fino a quando non sono incappato nella definizione "Tale Teller". Il Tale Teller è sia il narratore che la spia, è chi racconta una storia ma anche chi si dedica alla menzogna, un insieme troppo contraddittorio per non affascinarmi, per non parlare dell'allitterazione che a buon diritto - Eco non me ne voglia - rientra tra le mie figure retoriche preferite.

A questo punto vi dovreste chiedere: "Ma perché quella "s" in più allora? Perché Tales Teller e non Tale Teller?" Già, perché come ricordato anche dal caro James "i sostantivi usati in funzione aggettivale si usano sempre al singolare" e non necessitano quindi della "s" del plurale. Nel rispondere a lui ho preferito non dilungarmi in troppe spiegazioni ed ho archiviato la questione come un mero fatto estetico. In realtà quella del gusto personale è stata una mezza verità: aggiungere la "s" rendeva il nome più accattivante (almeno secondo i miei canoni) ma soprattutto mi permetteva di fare un piccolo gioco di parole.
Per chi fosse completamente digiuno d'inglese - e messo quindi peggio di me sull'argomento - mi permetto una brevissima digressione per poter spiegare meglio la faccenda:

Tale: Significa storia, favola, in generale racconto.
Teller: Nella sua accezione più generale è un cassiere, ma se abbinato a "Story o Tale" diviene narratore.
Tale Teller: Come detto poc'anzi è colui che narra una storia.

In inglese il concetto di proprietà ed appartenenza può essere espresso per mezzo del Genitivo Sassone che consiste nell'aggiungere una "s" preceduta da un apostrofo alla fine della parola. Quindi se sto parlando del fratello (ing. brother) del mio amico Laocoonte posso riferirmi a lui dicendo: "Laocoonte's brother".

A questo punto immagino abbiate capito il trucco:

Tale's Teller: Il narratore che appartiene alle (sue) storie.

E' stato amore a prima vista!

Stay Tuned

giovedì 2 agosto 2012

I pirati preferiscono le bionde.



Era scesa la notte sul ventiduesimo giorno di luglio dell'anno del Signore 2012, una colorita collezione di varia umanità gremiva la Taverna ai Mastri d'Arme sollazzandosi tra birra e libagioni. Una brezza fresca riusciva di quando in quando a farsi largo tra i tavoli ed a spezzare l'afa che per l'occasione era stata importata direttamente dalla Tortuga; da un'ora almeno i Drunken Sailors cantavano di mare, donne e tesori.

Una giusta dose di spiedini - ed a questo proposito lasciatemi dire che l'ananas con i gamberi è come il cacio sui maccheroni - mi aveva messo in pace con il mondo e persino la mia proverbiale avversione verso la gente era sotto controllo. In genere sono molto refrattario al mescolarmi con gruppi numerosi, preferisco osservarli da lontano senza doverne condividere il chiacchiericcio sonoro, l'intreccio di odori da cui sono immancabilmente avvolti ed il rischio di contatti fisici indesiderati; nel caso specifico sedevo soddisfatto e satollo chiacchierando con gli amichetti e le amichette al mio tavolo senza troppo badare a ciò che ci circondava. Anche in una simile situazione di distrazione e rilassamento i miei sensi di ragno non mi hanno tradito e nel giro di pochi minuti mi hanno indicato il giungere ben quattro interessanti creature facenti parte dell'universo femminile.

La prima ad arrivare è stata una fanciullina sui vent'anni con una coloritissima capigliatura tra il blu ed il viola (se la memoria non mi tradisce), una scelta appariscente e per molti versi eccessiva ma molto ben abbinata sia nel vestiario che nell'atteggiamento: un vestitino molto corto che lasciava quasi tutta la schiena scoperta e di un colore capace di richiamare quello della chioma, il tutto portato con molta naturalezza. Un po' magra, forse, ma la tentazione di azzannarle una coscia appena sopra il ginocchio è stata la reazione ben evidente in un sacco di sguardi. Presuppongo ci fosse anche nel mio, non avendolo visto non posso garantire, ma il pensiero è stato quello senza alcun dubbio.

Poco più tardi è arrivata la biondina che potete vedere nella mia pessima foto. Di qualche anno più vecchia rispetto alla fanciullina multicolore ha dato mostra di uno stile ben diverso: una scelta all black in netto contrasto sia con la capigliatura che con l'incarnato (sospetto la prima di esser stata un zinzino ossigenata ed il secondo di esse stato sepolto con un veletto di fondotinta), sia la maglia che i pantaloni elasticizzati e quindi assolutamente fascianti; una morbidosissima bambolina di porcellana. Il suo passeggiare lungo il corridoio ed accanto al tavolo dove sedevo è stata una vera giUoia! Tutto quell'ondeggiare flessuoso aveva un che di poetico, una poesia un po' sui generis magari, diciamo più materia per Erato che per Euterpe o Calliope.

Le ultime due sono arrivate insieme, parte femminile dell'uscita a quattro di due coppie. All'origine non dovevano essere molto più alte della biondina eppure svettavano ben al disopra di lei mentre procedevano lungo il corridoio seguite dal ticchettare delle loro scarpe. Se non avevano ancora raggiunto i trenta dovevano essere in dirittura d'arrivo e forse proprio per questa differenza d'età si distaccavano molto dalle precedenti: mercanzia messa molto più in vista con camicette sbottonate e generosi balconcini, trucco molto più appariscente e lo sguardo da panterone. Inizialmente questi dettagli mi hanno distratto ma poi lo sguardo è sceso e sono stato folgorato dalla vista delle loro scarpe! Quanto vorrei essere riuscito a fotografare quelle scarpe, non credo riuscirò mai a descriverle in modo degno. Il primo paio aveva la parte frontale tale e quale a quella d'un corsetto, con pizzi e nastrini incrociati. L'eccesso di tessuto sul fronte, a causa credo di un problema di budget, aveva portato ad un difetto nella parte posteriore che era da metà scarpa fino a sopra il calcagno, dove il tutto si richiudeva stringendosi intorno alla caviglia. Le altre erano minimaliste: una rete nera con una suola su un lato ed un laccetto di cuoio per chiuderlo sull'altro, immagino ci fosse anche qualche cosa per darle compattezza ma per quanto abbia guardato non sono stato in grado di individuarlo.

Per tutta la sera, con gran sollazzo dei miei amichetti e delle mie amichette e con il supporto del mio maniaco sessuale preferito, ho cercato di strappare qualche scatto di queste quattro donzelle approfittando di ogni loro passaggio lungo il corridoio e delle loro numerose soste al banco. In ogni singola occasione qualcuno si è messo in mezzo all'ultimo istante ed ha vanificato i miei sforzi ed anche alzarmi per prendere una posizione più favorevole non ha aiutato. L'unica immagine dove è possibile intravvedere una di loro è quella di cui sopra. E poiché il tema della serata era quello piratesco sono giunto alla conclusione che: "I pirati preferiscono le bionde!"

Stay Tuned