mercoledì 22 febbraio 2012

Scrittori, Autori e Scribacchini.

Capita comunemente che, nel fermarmi a riflettere, io metta in dubbio la mia decisione di dedicarmi alla scrittura. Per quanto sia sicuro del piacere che trovo nello scrivere, infatti, nutro seri dubbi sulla realisticità di poterlo rendere un lavoro, di poter arrivare al punto in cui potrò dedicarmici a tempo pieno senza il pensiero di dover far altro per mantenermi.

Sarò sufficientemente bravo? Riuscirò a creare delle trame e dei personaggi degni d'essere letti? Avrò la capacità di catturare l'attenzione e l'immaginazione dei lettori, riuscendo a trasmettere loro quell'emozione che io per primo ritrovo nel leggere i miei autori preferiti? Riuscirò a sconfiggere l'idra della mia ignoranza ed a fare pace con accenti, apostrofi e punteggiatura? Sarò mai uno scrittore?

Già, ma cosa significa essere uno scrittore? Quando, a buon diritto, ci si può definire tali?

Dal cogitare su questo annoso interrogativo, ho sviluppato una mia personalissima teoria a riguardo e vado ora ad esporvela:

Tra coloro che scrivono (e dello scrivere hanno fatto una professione), ho individuato tre distinte categorie che vado ad elencare in ordine di merito:

1. Per primi vengono gli Scrittori. All'interno di questa ristretta cerchia, si radunano tutti coloro che del loro scrivere hanno fatto un arte. Che siano poeti, saggisti o romanzieri di successo; sono persone che riescono a dar vita a ciò che scrivono, a renderlo intenso e trascinante, a lasciare nel lettore, non solo il buon ricordo di ciò che hanno letto, ma una loro impronta tangibile. 

2. Molto più numerosi e comuni sono gli Autori. In questa categoria rientrano tutti coloro che hanno fatto dello scrivere il loro mestiere. Che siano conosciuti solo entro i loro confini, o siano riusciti ad imporsi nel mercato internazionale; hanno senza dubbio la capacità di offrire al proprio pubblico un prodotto di buona qualità che, al tempo stesso, rispecchi i desideri del mercato e risulti quindi facilmente vendibile.

3. Alla base della piramide, talmente numerosi da poter divenire molesti, si trovano gli Scribacchini. Lo scribacchino si crede (o viene riconosciuto) parte di una delle categorie precedenti, ma sforna immancabilmente una miscellanea di qualunquismo e banalità, raramente arricchito da qualche sporadica idea gradevole od originale. La maggior parte degli scribacchini, come accadrebbe ad un centometrista che avesse un record personale di quattordici minuti, rimane sconosciuta e si limita a crogiolarsi nella propria personale convinzione d'essere un artista incompreso; alcuni hanno anche l'impertinenza di diventare famosi.

Dove collochiamo, per esempio, Christopher Paolini? Chiunque abbia letto il post introduttivo del blog non può avere dubbi a riguardo: è un eccellente esempio di scribacchino divenuto famoso. Una Licia Troisi d'oltre oceano insomma.

Forte dallo schemino di cui sopra, ognuno di voi si senta libero di suddividere a proprio piacere gli autori che conosce (tranne Paolini e la Troisi, loro sono scribacchini e su questo non concedo alcun margine di trattativa). Nel mio piccolo sono arrivato a chiedermi: ed io cosa sono? O, ancor meglio: "Io, da grande, che cosa sarò?"

Se pensassi di poter divenire uno Scribacchino avrei probabilmente appeso la penna al chiodo, e sorvolando che la non accettazione pare essere una delle loro caratteristiche dominanti, mi auguro di non divenirlo. Escludendo quindi questa categoria (ai più scettici chiedo qualche secondo di sospensione dell'incredulità), quali sono le alternative?

L'obiettivo ideale sarebbe, ovviamente, quello di poter divenire uno Scrittore e capita spesso che conceda qualche minuto per crogiolarmi in questa eventualità. Poi, prendo in mano un libro di Frédéric Dard e leggo:

Ecco, Félicie, stai leggendo il giornale ...
E mi piace conteplarti, mentre leggi il giornale, mammà.
Vedo le notizie passare sul tuo volto, lievi, come sullo schermo di un televisore muto, con la luce leggermente sovraesposta. Sullo stesso giornale, le "tue" notizie non sono le "mie". Perchè tu le accogli diversamente da me. Con indulgenza e compassione. Tu non ce l'hai con l'Universo intero, mamma Félicie. Tu perdoni tutto, al mondo, compresa la sua idiozia. La miseria ti raggiunge senza destare la tua collera. Perchè tu sei veramente buona, mentre io, nei momenti migliori, cerco solo di esserlo.

Poche righe, il primo paragrafo de: "La saga dei Cojon" una delle "Inchieste del Commissario Sanantonio". 
Parole semplici ed efficaci, che evocano immagini vivide ed intense a sufficienza da prendere vita. Se Dard è uno Scrittore, mi accontenterò di essere un Autore.

Stay Tuned

3 commenti:

Giovy Malfioriu ha detto...

Secondo me di scrittori, ora come ora, ne esistono pochi.
C'è tanta gente che ha passione

Tales Teller ha detto...

Mi trovi perfettamente d'accordo. Gli scrittori, perlomeno per come li intendo in questo post, sono molto pochi.

Tales Teller ha detto...

Harg!
Daccordo con l'apostrofo, che tristezza e che profonda vergogna T_T