sabato 11 agosto 2012

Warning: Hot Content!


Alla fine dello scorso anno mi ero prefisso alcuni obbiettivi da raggiungere durante il duemiladodici, una serie di buoni propositi a cui ho cercato di attenermi quanto più rigidamente mi è stato possibile vista la resistenza passiva del mio io fancazzista. Non starò a farvi tutto l’elenco, la maggior parte di questi propositi non avrebbe molto senso nel contesto, non sarebbe per voi di grande interesse e poi, diciamocelo, sono anche un po’ faccende mie. Perché possiate apprezzare quanto segue vi sono due di questi obbiettivi di cui devo rendervi partecipi:
1. Riprendere con le passeggiate non appena le ginocchia me lo avessero concesso;
2. Sfruttare il periodo soleggiato per abbandonare la mia abituale colorazione cadaverica.
Ora, poiché poche cose mi annoiano come lo star sdraiato al sole come una balena spiaggiata, il mio pensiero è stato quello di unire l’utile al dilettevole e di organizzarmi delle passeggiate abbronzanti. Trovare dei percorsi abbastanza lontani dall’umanità da chetare la mia pudicizia non è stato difficile: pochi si avventurano lungo la laguna e tra i campi battuti dal sole e per la maggior parte si tratta di agricoltori locali con cui ogni interazione sociale si limita ad un cenno di saluto o poco più. Un po’ più complesso è stato il riuscire a vincere l’indolenza, ma in una settimana l’uscita mattutina era divenuta un’abitudine e si era creata una nuova routine mattutina che contemplava una gitarella pedestre tra i cinque e gli otto chilometri. Non ricordo chi abbia detto che l’abitudine può essere il peggiore dei nostri nemici od il migliore dei nostri servi, ma sono fermamente convinto che la sapesse assai lunga sulla natura umana. Tra corsa e camminata il giretto dura poco più di un’ora e mi fa rosolare al sole del mattino in modo abbastanza regolare su ogni lato, considerando che è da maggio che lo faccio quasi tutti i giorni ho accumulato grosso modo un centinaio d’ore di sole e posso dire di aver soddisfatto il mio buon proposito visto che da almeno una quindicina di anni non sono stato tanto abbronzato.
Otto chilometri al giorno ed un’abbronzatura smagliante, cosa mai avrei potuto chiedere d’altro ad un piano tanto perfetto se non un imprevisto in grado di rendere il tutto più divertente?
Per quanto si ponga attenzione alla scelta del percorso e ci si industri per far arrivare il sole equamente da tutti i lati è molto complesso riuscire a convincerlo ad arrivare dal basso quindi, dopo qualche giorno, ho cominciato a distinguere una linea pallida all’altezza della vita, la dove la ciccia ballonzola felice. Poco male, mi sono detto, in fondo non si trattava che di un alzarsi di qualche centimetro della zona rimasta chiara perché coperta dai pantaloncini. Subito dopo mi sono accorto della presenza di due mezze lune di pallore in corrispondenza del sottotetta, due zone rese ancor più candide dal confronto con la pelle scura che le circondava.
Il meglio è arrivato quando mi sono guardato i piedi. Già, perché abbronzarsi camminando è molto meno noioso, ma il coprire le estremità con scarpe e calze non le rende molto ricettive e se l’uomo con il calzino bianco è l’archetipo della mancanza di sex appeal, che dire di un genio del male che il calzino bianco non ha nemmeno bisogno di indossarlo per ottenere il medesimo effetto?
Ai posteri l’ardua sentenza!
Stay Tuned!

Nessun commento: