domenica 20 maggio 2012

Non siamo noi ad essere razzisti ...




... sono loro ad essere napoletani!

Per prima cosa voglio spendere qualche parola riguardo al titolo che ho scelto. Si tratta di una provocazione voluta, della citazione di una battuta vecchia di anni e parte dello spettacolo di un comico dal chiaro accento partenopeo. Quanto segue non parlerà quindi di razzismo ma di "razzismo".

Giornata di sole in quel di Trieste, macchina parcheggiata da un capo della città mentre casa è dal lato opposto, poco male due passi faranno del bene ai muscoli, alla linea ed all'abbronzatura. Meno bene l'essere arrivati fin sotto casa solo per scoprire di aver dimenticato le chiavi in auto. Si sa, chi non ha cervello ha gambe, second lap!

Percorrevo la Riva Grumula stando adeso adeso alla marina e godendomi lo spettacolo della fitta foresta d'alberature quando una frenata improvvisa mi ha portato a ruotare il capo in direzione della strada. Tre ameni signori, abiti lisi, sacchetti di plastica del discount e gelato a stecco in mano stavano attraversando la strada.

Il semaforo e le strisce pedonali erano ad una decina di passi a valle rispetto al punto da loro scelto per attraversare, cosa che aveva costretto un autista a frenare bruscamente per evitare di arrotare il primo dei tre furbacchioni. Cose che capitano, chi può dire di non aver mai attraversato fuori dalle strisce per evitare un tratto di strada? Su, alzate le mani.

Bene, ora chi questo gioco lo fa a semaforo rosso abbassi la mano, resti a mano alzata solo chi si butta in mezzo alla strada quando le auto hanno il verde.

Fatto? Eccellente. Abbassi la mano chi attraversa di straforo solo se la strada appare libera, resti a mano alzata chi taglia la strada ad auto, moto ed autobus quando questi hanno la precedenza e si trovano a pochi passi di distanza.

Qualcuno ha ancora la mano alzata? Nel qual caso vada a farsi curare, è un aspirante suicida!

Non soddisfatti di aver bloccato il traffico, fatto rischiare un infarto al primo della fila ed un tamponamento a tutti quelli che seguivano, i tre hanno avuto la faccia tosta di risentirsi per il suonar di clacson e per gli auguri di buona pasqua che alcuni degli autisti hanno diretto loro.

Più stranito che curioso sono rimasto a fissarli (immagino con un'espressione ebete dipinta sul viso) mentre uscivano placidamente dalla strada lasciando campo libero alle auto e falciando un po' di aiuole per raggiungere il marciapiedi. Uno di loro, forse in un modo di pietà verso la piantina che aveva fatto scricchiolare sotto le suole ha buttato a terra lo stecco del gelato ormai finito. Avrà pensato che potesse attecchire e dar vita ad un cespuglio di gelati alla crema ricoperti di cioccolato?

Non si trattava di ragazzini, erano uomini sui quaranta; non erano ubriachi, si muovevano senza difficoltà; non erano italiani, i tratti erano più marcati e la carnagione più olivastra. Poteva trattarsi di est-europei, forse di asiatici (entrambi gruppi molto comuni a Trieste, vuoi per vicinanza geografica, vuoi per la presenza del porto). La cosa un po' mi ha sollevato, la mia opinione sull'educazione dell'Italiano medio non è particolarmente felice, evitare di peggiorarla con questo evento era una buona notizia.

Ripresa la marcia ho raggiunto l'auto, recuperato le chiavi e sono poi tornato sui miei passi ripassando nella zona in cui avevo lasciato i tre simpaticoni. Quando li ho visti seduti in mezzo alla zona pedonale dei moli, intenti in una sorta di picnic cittadino con tanto di scarpe sfilate ed ammucchiate accanto a loro non ho potuto resistere alla tentazione di immortalarli. Dovevano essere parte della mia piccola collezione di protagonisti inconsapevoli.

Il razzismo si basa sul preconcetto che vi siano tipologie di uomini migliori e peggiori, che la genetica distingua una razza dall'altra ponendo limiti e determinando caratteristiche migliori o peggiori negli individui. La mia opinione è di far parte di una categoria di persone migliore di quella a cui appartengono i tre simpaticoni, questo fa di me un razzista?

Se il punto fosse la loro etnia lo sarei senza alcun dubbio, se giustificassi le loro azioni con la loro etnia lo sarei senza alcun dubbio. Ma visto che trovo inammissibile un simile comportamento da qualsiasi genere/razza/specie provenga non credo di fare distinzioni razziali tali da poter essere definito razzista.

Mi accontento quindi di un "razzismo" basato sull'educazione e pesato sul comportamento degli individui indipendentemente da quale sia il loro codice genetico. Posso tollerare l'ignoranza nella misura in cui derivi da situazioni in cui non sia stato possibile porvi rimedio, ma quando questa sfocia in arroganza, maleducazione, inciviltà e comportamenti in cui divenga evidente il disinteresse per la dignità e le necessità d'altri (singoli individui o società che siano) la mia tolleranza piomba a zero.

Quando poi mi capita di pensare che equivalenti italiani di questi fenomeni hanno i miei stessi diritti legali provo un vago senso di astio ed anelo una società maggiormente meritocratica in cui, per esempio, il voto di una persona corretta non valga tanto e quanto quello di un simile incivile. Poi torno con i piedi per terra e mi passa ... per fortuna o purtroppo?

Stay Tuned

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